top of page

Lavoratori isolati d’estate: quando la sicurezza non può permettersi le ferie

  • Centrale Operativa UAT
  • 8 ago
  • Tempo di lettura: 3 min
sicurezza lavoratori solitari
sicurezza lavoratori solitari

Con l’arrivo dell’estate gran parte dell’attività aziendale rallenta.


Gli edifici si svuotano, le riunioni si fanno più rare e la presenza di personale si dirada, venendo spesso ridotta al minimo indispensabile per garantire la continuità operativa. In questo contesto, chi continua a lavorare lo fa in condizioni profondamente diverse rispetto al resto dell’anno. E tra questi, i lavoratori isolati pagano il prezzo più alto di questa apparente “tregua operativa”.


Il lavoratore isolato è una figura tanto diffusa quanto, a volte, sottovalutata: tecnici addetti alla manutenzione in impianti remoti o notturni, operatori in turno solitario, addetti alla sorveglianza, professionisti che lavorano in ambienti vasti o dislocati, dove non vi è presenza costante di altre persone in grado di intervenire prontamente in caso di necessità.


Queste situazioni già comportano un certo livello di rischio nei mesi ordinari, quando i lavoratori solitari si trovano ad essere lontano dagli altri e da sguardi pronti ad accorgersi di un’emergenza, ma con l’arrivo dell’estate la criticità si amplifica in modo silenzioso ma concreto. La riduzione del personale, la chiusura temporanea di reparti, l’abbassamento dell’attenzione generale e le condizioni climatiche dettate dal caldo estivo possono amplificare i rischi legati all’isolamento.


Meno colleghi significa meno possibilità di intervento tempestivo in caso di malore, incidente o minaccia esterna. In altre parole: l’isolamento diventa più isolato.


A rendere il quadro ancora più delicato è il fattore climatico.


L’estate non porta con sé solo ferie e giornate più lunghe, ma anche un innalzamento delle temperature che incide in modo diretto sulla salute e sulle capacità psico-fisiche di chi lavora, soprattutto all’aperto.

I lavoratori che operano sotto il sole, in aree non climatizzate o in contesti industriali ad alta temperatura affrontano il rischio concreto di colpi di calore, disidratazione, affaticamento e cali di attenzione. Il caldo non è solo un fastidio: è un fattore di rischio professionale, spesso sottovalutato, che può trasformarsi rapidamente in emergenza se non gestito con strumenti adeguati. E se chi lavora è anche solo, senza colleghi a supporto o una sorveglianza attiva, l’effetto combinato tra isolamento e stress termico può avere conseguenze gravi.


Per questo, proprio nel periodo estivo le aziende devono rafforzare — non allentare — le misure e i presidi di sicurezza per i lavoratori isolati.

Questo può significare, ad esempio, la distribuzione del carico di lavoro nelle ore meno calde, la rotazione delle mansioni più gravose, oppure l’utilizzo di indumenti tecnici e protettivi o ancora la valutazione delle generali condizioni di salute del lavoratore.


Ma, oltre a questo, serve un sistema di monitoraggio che sia sempre attivo, soprattutto d’estate. Dispositivi uomo a terra, sistemi di localizzazione GPS, check-in periodici automatici, centrali operative attive H24, formazione specifica: questi strumenti non devono mai “andare in ferie”.

Insieme a questo, anche procedure chiare e piani di emergenza calibrati sul periodo estivo. È responsabilità dell’azienda garantire che, anche con l’organico ridotto, ci sia sempre qualcuno a monitorare, rispondere e intervenire.


In conclusione, è proprio l’estate a mettere alla prova la maturità delle imprese in materia di sicurezza. Perché tutelare i lavoratori isolati quando l’azienda è al completo è importante, ma farlo quando le risorse sono ridotte e l’attenzione rischia di calare è ciò che distingue una gestione formale da una cultura reale della prevenzione.


I rischi non vanno in vacanza, e chi lavora da solo, sotto il sole d’agosto o in un turno notturno in un impianto deserto, ha il diritto di sapere che l’azienda non lo ha lasciato solo, nemmeno d’estate.

 

 

 
 
bottom of page