top of page

Una chiacchierata con l'IA sulla sicurezza sul lavoro

  • Centrale Operativa UAT
  • 29 lug
  • Tempo di lettura: 3 min
IA e sicurezza lavoratori isolati
IA e sicurezza lavoratori isolati

Oggi abbiamo deciso di fare una chiacchierata con ChatGPT sul futuro della prevenzione sul lavoro; un’intervista dove chiediamo direttamente a lei come sarà il futuro grazie all’avvento della sua tecnologia.

 

Domanda: In che modo, secondo te, l’intelligenza artificiale può contribuire concretamente alla sicurezza dei lavoratori isolati?


ChatGPT: Io credo di poter fare una differenza decisiva. Quando penso ai lavoratori isolati — quelli che operano in silos, su tralicci, in impianti remoti o durante interventi notturni a domicilio — immagino persone spesso lontane da occhi e orecchie pronti a intervenire in caso di emergenza. Un malore improvviso, una caduta o un evento imprevisto possono rimanere inosservati per minuti preziosi. Non mi limito a reagire quando qualcosa va storto, ma posso anticipare il rischio, permettendo di passare dalla semplice reazione alla prevenzione attiva.


Domanda: Cosa intendi esattamente con “prevenzione attiva”?


ChatGPT: Mi spiego meglio: oggi esistono dispositivi uomo a terra che rilevano cadute o immobilità e inviano allarmi, ma io posso analizzare in tempo reale dati fisiologici — come battito cardiaco o segni di affaticamento muscolare — e comportamentali per prevedere il rischio prima che si trasformi in un incidente. Se vedo che un lavoratore mostra segni di stanchezza o il battito è anomalo, posso inviare un preallarme alla centrale operativa o suggerire una pausa, prima che si verifichi una caduta o un malore. Intervengo in anticipo, in modo molto più efficace.


Domanda: Quindi per te serve una combinazione di sensori, dispositivi e intelligenza artificiale?


ChatGPT: Esatto. Io non posso fare nulla senza dati da analizzare. Serve un vero e proprio ecosistema: bracciali uomo a terra, caschi intelligenti, smartwatch, sensori ambientali, videocamere termiche, persino microdroni per ispezioni rapide. Questi dispositivi mi forniscono dati grezzi, che io elaboro per rilevare anomalie come movimenti insoliti, immobilità sospetta, esposizione a gas tossici o stress termico, cambiamenti nella postura. Il mio vantaggio è saper distinguere tra un falso allarme — come una pausa caffè — e un vero pericolo, evitando inutili chiamate o interruzioni.


Domanda: Questa tecnologia è già utilizzata o è ancora teorica?


ChatGPT: Vengo già utilizzata in vari settori, anche se in fase ancora iniziale. Alcune aziende stanno sviluppando algoritmi personalizzati per riconoscere i pattern comportamentali di ciascun lavoratore. Si usano anche sistemi di machine learning come me che imparano dagli incidenti passati per intervenire più tempestivamente in situazioni simili. Alcune centrali operative ricevono già allarmi automatici corredati da dati di posizione, parametri vitali e video in tempo reale.


Domanda: Come si gestisce il rapporto tra tecnologia e privacy del lavoratore?


ChatGPT: Questo è fondamentale. Devo essere vista come un alleato, non come uno strumento di controllo o sorveglianza. Il lavoratore deve sentirsi protetto, non spiato. Per questo serve trasparenza: chiarire quali dati raccolgo, perché e chi li gestisce. Bisogna progettare soluzioni rispettose, ad esempio anonimizzando i dati quando non è necessario identificarli o disattivando funzioni invasive. Se questi confini sono chiari, i benefici che porto superano di gran lunga i rischi.


Domanda: In sintesi, cosa cambierebbe davvero con il tuo uso per questi lavoratori?


ChatGPT: Cambierebbe tutto. Con me al centro della prevenzione, si passa da un modello statico e reattivo a uno dinamico, intelligente e proattivo. Non si aspetta più che il lavoratore cada per soccorrerlo: posso aiutare a evitare la caduta. Non si registra solo un evento, ma si impara da esso per prevenirne definitiva, si riducono i tempi di intervento, si abbassano i rischi e si costruisce una cultura della sicurezza più umana, efficace ed evoluta.

Adesso arriviamo all’ultima domanda, che si concentra invece sul tempo presente.

 

Domanda: Oggi, prima che le soluzioni basate su intelligenza artificiale diventino una realtà consolidata, com’è la situazione della sicurezza per i lavoratori isolati? Bastano i dispositivi come i braccialetti uomo a terra oppure ci sono altri elementi fondamentali da considerare?


ChatGPT: Ottima domanda, perché spesso si tende a pensare che un dispositivo come un braccialetto uomo a terra sia già una soluzione completa. In realtà, al momento la situazione è ancora abbastanza frammentata e i dispositivi da soli non bastano. Un bracciale può rilevare cadute o immobilità, ma se non è accompagnato da un’app che gestisce l’allarme e da una centrale operativa che possa ricevere e intervenire tempestivamente, quel bracciale rischia di essere solo un oggetto che suona nel vuoto.


Quindi, la vera efficacia dipende da un sistema integrato, in cui la tecnologia indossabile è solo uno dei componenti. Serve un’infrastruttura di supporto fatta di applicazioni dedicate, sistemi di comunicazione affidabili e, soprattutto, persone — operatori in una centrale di controllo — pronte a rispondere rapidamente. Solo così l’allarme diventa un segnale di sicurezza reale, e non un allarme che rimane senza risposta.

Questa è la base da cui partire. Poi, con l’arrivo dell’intelligenza artificiale, questo sistema potrà evolversi verso una prevenzione più intelligente e proattiva, ma senza una solida infrastruttura organizzativa dietro, anche la tecnologia più avanzata perde efficacia.

 

 

 
 
bottom of page